Primi appuntamenti del progetto ULTRAREP: a colloquio col Barone Ricasoli
Firenze, 3 luglio 2017 – Si è svolto lo scorso martedì 13 giugno al Castello di Brolio il workshop dal titolo “La tecnologia Ultrasound Animal Repeller applicata al settore vitivinicolo” organizzato nell’ambito del progetto “ULTRAREP”, finanziato con fondi FEASR dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Toscana.
Obiettivo del progetto è quello di prevenire tramite la tecnologia ad ultrasuoni i danni alle coltivazioni arrecati dagli ungulati selvatici (cinghiali, cervi ecc.).
L’appuntamento ha richiamato numerose aziende agricole anche da fuori Regione, cooperative, consulenti, sindaci, rappresentanti del mondo universitario e della ricerca, confermando il grande interesse nei confronti della tematica.
“Il problema dell’eccessiva presenza di ungulati si sta aggravando” afferma il Barone Francesco Ricasoli, titolare dell’azienda Barone Ricasoli SpA, che è capofila del progetto e che ha già in parte tentato di introdurre l’innovazione nei propri vigneti.
Ciò a motivo di una legislazione in materia venatoria inadeguata che non riesce più ad assicurare “l’armonico equilibrio che una volta sussisteva nelle nostre campagne. E’ vero infatti che i cervidi non erano presenti nel nostro territorio ed i cinghiali erano una rarità. Oggi possiamo facilmente incontrare un ungulato sotto casa o dietro una curva mentre guidiamo o andiamo in bicicletta. Purtroppo non sono più rari gli incidenti mortali causati da questi animali ormai numerosissimi. I danni diretti sono enormi, a Brolio è stata calcolata una perdita di uva di 1.000 quintali per la vendemmia 2016, senza voler contare i danni indiretti quali il costo dei materiali per le palificazioni, recinzioni, elettrificazioni, ore di manodopera, macchinari ecc. A Brolio su 1200 ettari di proprietà più di 850 sono a bosco ceduo dove è impossibile operare una proficua attività boschiva e dove ormai non si trovano più i funghi per l’incessante attività degli ungulati. Quindi danni economici su tutti i fronti e anche danni paesaggistici causati da queste necessarie quanto antiestetiche protezioni.
Tutto ciò che è stato possibile sperimentare lo abbiamo fatto (dai capelli umani a particolari sostanze spruzzate sulle foglie delle viti che emanano un odore che gli animali non amano), ma l’unica forma coerente rimane l’eradicazione di questi animali da questo territorio che non li ha mai avuti prima della loro immissione per soli motivi venatori.”
Innovazioni come quelle degli ultrasuoni, tuttavia, se usate a complemento di altre soluzioni (es. reti, caccia), possono fornire un valido contributo per l’allontanamento degli ungulati, specialmente dalle aree critiche.
Lo scambio di esperienze e conoscenze tra attori diversi, inoltre, può aiutare a fornire risposte adeguate ad un problema in cui si concentrano interessi e sensibilità diversi se non addirittura contrapposti.
Da apprezzare quindi l’iniziativa della costituzione di un Gruppo Operativo partecipato dall’azienda Barone Ricasoli, che ha assunto il ruolo di capofila, nonché dal Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni, dalla Società Natech, dalla Confagricoltura Toscana con il suo Ente strumentale (ERATA), dai Consorzi del Chianti Classico, l’Unione dei Viticoltori di Panzano in Chianti, il Parco Nazionale delle foreste casentinesi, l’Unione dei Comuni Montani del Casentino.
Una collaborazione che si spera possa proseguire nella concreta realizzazione di un progetto sperimentale da finanziare attraverso una specifica misura del PSR della Regione Toscana, il cui bando sarà pubblicato in autunno
Intervista a cura di Lorenzo Galli Torrini
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